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                  Donato Niccolò de' Bardi detto Donatello nacque a
                Firenze nel 1386 e vi morì nel 1466. Fu
                Scultore, tra i massimi del primo Rinascimento. Vissuto in un
                momento particolare di evoluzione artistica, comprese appieno la
                necessità di superare le rigidità tardo-gotiche per una nuova
                libertà espressiva, profondamente realistica e umana, distante
                nello stesso tempo dai canoni classici di cui proprio allora
                fioriva l'entusiastica riscoperta. Fu il primo a comprendere che
                una forma perfetta non è valida se non esprime uno stato
                d'animo, una tensione umana e questo cercò di raggiungere nei
                suoi lavori, in cui il primo elemento è la ricerca di
                carattere, di definizione personale. Si può dire che Donatello
                trasse dalla classicità gli elementi di perfezione tecnica, ma
                trovò in se stesso e nella natura, con profonda verità e ansia
                di ricerca, l'essenza audace della sua arte. Specie nei
                bassorilievi (es. quelli bellissimi della basilica di S. Antonio
                a Padova) raggiunse una visione di «espressionismo» pittorico
                nel drammatico e intenso articolarsi di linee, luci e piani,
                creando una specie di ideale ponte tra la profonda e cavernosa
                passionalità medievale e la nuova espressività formale del
                Rinascimento. Della formazione giovanile non si hanno notizie
                certe; sappiamo con sicurezza solo che nel 1403 era fra gli
                aiuti del Ghiberti per la seconda porta del battistero e
                raffinava il suo disegno esercitandosi nella bottega dell'orafo
                Cione de' Bardi. Le prime opere impegnative del Donatello furono
                le due statue di Profeti per il duomo di Firenze, ancora
                tradizionali nella forma, ed il più originale David (Bargello),
                visto come uno spavaldo ragazzo fiorentino. Seguirono, un
                Profeta per il duomo, la statua di S. Giovanni Evangelista
                (Firenze, S. Maria del Fiore), di bella maestà virile, cui
                sembra si sia ispirato Michelangelo per il Mosè, e il S.
                Giorgio (Firenze, Museo, Nazionale), figura giovanile la cui
                intensa fissità esprime arditezza e risoluzione. A queste
                opere, caratterizzate da grande equilibrio, seguirono, nella
                fiorente bottega fiorentina, altre in cui il Donatello, scavando
                nervosamente le superfici, raggiunse effetti di intensa
                drammaticità (statue destinate al campanile: S. Giovanni
                Battista, Geremia, Abacuc). Gradatamente la luce divenne la
                grande protagonista della sua plastica, scandendo i piani e
                carezzando i volumi con effetti sempre nuovi, di pensosa
                malinconia, di intensa drammaticità, di vitalità quasi
                orgiastica. Ne furono esempi significativi Il banchetto d'Erode
                (1427) per il fonte battesimale di Siena, l'Assunta per il
                monumento Brancacci a Napoli (1427), le statue bronzee del
                Davide e dell'Atys (Firenze, Museo nazionale), le porte bronzee
                e i tondi in terracotta della sacrestia vecchia di S. Lorenzo
                (Firenze). Dal 1443 Donatello operò a Padova dove eseguì i
                drammatici lavori (statue e bassorilievi) per l'altare della
                chiesa di S. Antonio ed il grande monumento equestre al
                Gattamelata, dove la tensione della linea sorregge tutta una
                compagine di ritmi incalzanti, di superfici compatte e luminose,
                creando un effetto di grande e potente maestà eroica. Dopo
                circa tre anni di quasi completa inattività, a Firenze (1458)
                eseguì la statua bronzea del Battista (duomo di Siena), la
                Maddalena (Battistero di Firenze) dal volto scavato e i fluenti
                capelli che lambiscono membra quasi virili, il gruppo di
                Giuditta e Oloferne (Firenze, Loggia dei Lanzi), creato
                probabilmente con molti aiuti e di discusso valore estetico. Morì
                senza aver potuto portare a termine i due pulpiti lignei per la
                chiesa di S. Lorenzo ordinatigli da Lorenzo il Magnifico,
                completati dagli scolari Bellano e Bertoldo.
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