Le
          opere delle arti figurative e dell'artigianato prodotte dal popolo
          etrusco, stanziato nella penisola italiana dal VII secolo a.C. e
          progressivamente assorbito nella cultura romana.
          
          La produzione
          artistica degli etruschi presenta una sostanziale mancanza sia di
          unitarietà, sia di continuità nello spazio come nel tempo e nella
          qualità. Una possibile spiegazione di tale fenomeno appare
          rintracciabile nella condizione sociale degli artisti e degli
          artigiani i quali, asserviti alle classi aristocratiche dominanti,
          videro ostacolata quella stabilità nella trasmissione di tradizioni
          tecniche e formali necessaria per istituire scuole locali o di bottega
          e quindi per il costituirsi di una più solida tradizione artistica.
          
          Tuttavia, tale
          discontinuità si associò a una costante richiesta, da parte della
          committenza, di prodotti artistici dotati di caratteri e peculiarità
          ben determinati, che condusse allo sviluppo di laboratori locali
          specializzati (architettura funeraria a Cerveteri, pittura tombale a
          Tarquinia, scultura funeraria a Vulci ecc.), in funzione della rigida
          cerimonialità delle attività cultuali praticate dalle aristocrazie
          etrusche, pressoché l'unico ambito da cui provenisse una richiesta di
          produzione artistica.
          
          Alla luce
          delle più recenti ricerche storiche e archeologiche, che hanno
          permesso di tracciare un quadro della società e della cultura
          etrusche più preciso rispetto alle conoscenze acquisite sino a pochi
          anni or sono, l'arte etrusca appare oggi correttamente comprensibile
          se inserita nel contesto della cultura figurativa del Mediterraneo
          antico e – in tempi e modi diversi – dei fenomeni artistici del
          mondo greco.
          
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